martedì 5 giugno 2012

Ninna Nanna Lucana


Carlo Levi- Lucania '61
(Pinacoteca di Palazzo Lanfranchi,Matera)
Adduormete figlie mie, duorme e cresce
cumme cresce lu rane quenne nasce.
Duormete figlie mie cu lu bone destine
cumme cresce la rosa a lu giardine.
Duormete figlie mie cu la bona fara
cumme cresce lu rane a lu semenare;
Maronna mia allumele tu
de mente, de pensiere e de vertu'.
(Addormentati figlio mio, dormi e cresci, / come cresce il grano quando nasce. / Dormi figlio mio con un buon destino / come cresce la rosa nel giardino. / Addormentati figlio mio con una buona stella / come cresce il grano nel seminato. / Madonna mia illuminalo tu, / di mente, di pensiero e di virtu').

Un cielo di stelle in una notte d'estate; una donna che canta una ninna nanna antica per addormentare l'ultimo dei suoi tanti figli,venuti al mondo a riempire le braccia stanche di contadina e gli occhi affamati di mondo,un mondo che può solo immaginare al di la'delle colline di grano, un mondo che inizia la' nella "città", lontano dal suo paesello;un mondo nuovo,come quello che è andato a cercare il marito,là in America.Eccola che si dondola su una vecchia sedia, piegata su quel bimbo odoroso di latte;uno dei piedi,nudo, fa da perno sulla terra calda di sole e dalla sua bocca parole d'amore. Anche una contadina può essere madre, nelle ore calme della sera,quando il sole e'sceso dietro il colle spegnendosi nel bosco e il padrone non ha più bisogno delle sue braccia muscolose e nere, del suo corpo minuto che si piega a spigolare in un fascio di muscoli e nervi e; anche a lei tocca un po'di riposo, un po' d'amore di quei figli che l'aspettano ansiosi,perche' sanno che con la madre arrivano cibo e amore, un amore arcano e primitivo, fatto di gesti lenti e silenziosi, di poche parole. Si',anche una contadina sa amare, perché per amare non si deve essere andati a scuola; per fare e crescere i figli non si deve saper di storia e geografia, ma basta "saper fare di conto... Uno,due,tre,quattro,cinque,sei,sette:quanti siete,figli miei...basta saper fare di conto,si'"... penso' Marietta ,guardandoli correre giu'per la strada, accarezzando le loro testoline e baciando i loro visi sporchi e le braccia non le pesavano più per la fatica quando li prendeva in braccio, un po'per uno, perché i figli son tutti uguali," tutti doni di Dio", lo dice anche Don Carmine e,svelta, si segna con la croce, per ringraziare,appunto, Dio di quei santi doni.
Un cielo di stelle in una notte d'estate;una donna che canta una ninna nanna antica per addormentare l'ultimo dei suoi tanti figli, venuti al mondo a riempire le braccia stanche di Donna Maria e i suoi occhi sazi di mondo,quel mondo che ha lasciato in città, per venire ad abitare nel paesello, perché e'la sposa che segue lo sposo,"nella buona e nella cattiva sorte",come le dice sempre Mammà,come le ha intonato solenne il parroco nel giorno del matrimonio,quando,bellissima,in un abito da sposa bianco,si preparava a lasciare la casa del padre,per diventare la "Padrona" di un'altra casa,del suo destino e di quello di ogni donna e ogni uomo che lavoreranno per lei. Donna Maria ha una bellissima sedia a dondolo e su quella sedia, tra le sue candide braccia, son passati tutti i suoi figli,maschi e femmine, floridi e paffuti, bianchi e rosa, come nelle migliori famiglie dei Signori. Eccola Donna Maria,china su quel bimbo, e l'odore del latte e del borotalco si fondono insieme riempiendo la stanza: si avvicina ancora di più a quel batuffolo bianco, i suoi lucenti capelli scendono morbidi a sfiorargli le gotine e lei affonda il naso nella piega del collo. Abbandonate le pantofole, i piedi nudi toccano ,con  fare lento e ritmato, la graniglia antica, per accompagnare la sedia a dondolo in una dolce ninna nanna e dalla sua bocca un canto  che parla d'amore.Lei può essere madre in ogni momento della sua giornata,con tutti i suoi figli che le girano per le stanze della grande casa,ma le e'concesso l'amore solo nella calma della sera,quando tutti i contadini hanno aricevuto la paga per la loro "giornata", le provviste sistemate nei magazzini e le serve ritirate: solo allora Donna Maria può pensare all'amore immenso per i suoi figli. Del resto, non sopporta tutta la fatica di essere " la Padrona" di quelle amate terre solo per loro, per i" signorini", come li chiamano i cafoni?
Anche a lei tocca un po'di riposo e l'amore dei suoi figli. Donna Maria e'andata a scuola,sa di geografia, di storia,conosce un piccolo segreto per ricordare le tabelline,sa contare..."Uno, due, tre,quattro,cinque, sei, sette...quanti siete,figli miei, basta saper far di conto,si'"....penso' Donna Maria guardandoli uno per uno, nei loro grembiulini tutti uguali, cuciti dalla migliore sarta del paese e la mente non va più lontano, ai polverosi registri contabili,al grano da mietere, ai contadini da pagare e le sue braccia non sono più così pesanti quando li prende in braccio, un po' per uno, perché i figli son tutti uguali, "tutti doni di Dio", lo dice anche Don Carmine, e svelta bacia il  crocifisso d'oro,dono delsuocero,per ringraziare Dio di quei santi doni.
Un cielo di stelle in una notte d'estate;una ninna nanna antica esce da ogni casa in cui una madre addormenti un figlio;accarezza ,indifferentement,e tende di lino o lenzuola consunte; vola nell'aria,rotola giù da colline e calanchi,corre per i campi,piegando,dolce,le pesanti spighe generose;attraversa paesi,città,mari,oceani e arriva anche in America,chissà,forse,risuona  nelle orecchie del marito di Marietta; attraversa i racconti, le favole antiche,il tempo e arriva fin qui, per incontrarmi.

p.s.:ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.